Secondaria

Quarantena Polifonica – Miniserie

In questa pagina presentiamo un progetto di storytelling che i nostri studenti di terza A e B della secondaria di primo grado hanno realizzato in questi giorni particolari. Nella miniserie di sei episodi #QuarantenaPolifonica i ragazzi ci accompagnano con pensieri, speranze, sensazioni e aspettative in molte delle quali si rispecchiano anche gli adulti.


Di seguito presentiamo la prima parte:

E’ iniziato tutto il 6 marzo 2020 quando ci hanno vietato di uscire da casa; dopo qualche giorno era come se fossimo stati isolati dal mondo, non c’erano più rapporti umani se non in chiamata (Francesca).

Alla televisione sento che ci sono molte persone che vogliono uscire e che non vogliono portare le mascherine: secondo me è pericoloso. Mio padre è costretto ad uscire due volte a settimana per prendere il necessario ed io mi preoccupo per lui; vorrei che un altro andasse al posto suo (Kelly).

Anche le scuole sono state chiuse e tutti noi studenti, quando l’abbiamo saputo, eravamo felici ma, dopo un po’ di tempo, io ho iniziato a sentire la mancanza della quotidianità: ho capito l’importanza di ciò che mi circonda e che niente va dato per scontato perché tutto potrebbe cambiare da un giorno all’altro (Elena).

La prima cosa che ho notato, quando mi sono affacciata dal terrazzo, è il fatto che non passano più gli aeroplani… Facendo, invece, una passeggiata per le strade vicino a casa, la prima cosa percepita è l’inquietante, per alcuni rilassante, silenzio, per niente tipico di Roma, causato dall’assenza quasi totale di macchine (Gaia).

Però c’è un lato positivo in questa pandemia, quello di poter trascorrere più tempo con la famiglia. La famiglia è più unita, i genitori trascorrono più tempo con i loro figli, trovano più tempo per parlare con i nonni. L’intero mondo è più unito. La gente si rende conto dell’importanza della preghiera (Vishara).

Una cosa buona, infatti, che ho notato è che passo più tempo con la mia famiglia perché i miei genitori lavorano con lo smartworking e non tornano più a casa tardi; sto più tempo con loro e con mia sorella che mi sta insegnando a cucinare (Luca).


Di seguito la seconda parte:

Mi manca la scuola, i miei compagni di banco, le mie amiche, le risate in cortile con loro, mi manca lo sport e il sabato a lezione di cavallo. Mi manca anche andare in pasticceria dopo la lezione per comprare le pastarelle da mangiare a merenda per me e i miei fratelli (Eleonora).

Il Colosseo non è più come prima perché gli manca la gente intorno, quella gente che gli regala un grande sorriso ogni volta che lo vede, anche quando è brutto tempo (Paola).

Sporgendomi dalla finestra della mia stanza, che si apre sul cortile interno, non sento più niente: i bambini che prima giocavano e correvano sul monopattino non ci sono più. Gli anziani, che si vantavano del loro nipoti, non ci sono più. Le persone che usavano passarsi qualcosa con una scopa da una finestra all’altra, anche loro si sono chiuse in casa (Carolina).

Comunque Roma, vuota o piena, rimane sempre una stupenda città: per chi è costretto a girare per le strade, ammirare i monumenti senza folla diviene un sogno ad occhi aperti (Flavio).

Ogni tanto sento il telegiornale e le notizie mi distruggono: il pensiero di perdere una persona e non potergli stare vicino nei suoi ultimi istanti o anche celebrarlo mi rattrista sempre di più. L’unica cosa che mi tira su il morale è il pensiero che prima o poi finirà e potremo riabbracciarci (Margherita).

La primavera è arrivata,vedo le api che ronzano intorno ai fiori del nostro terrazzo e sento i profumi dell’albero di mandarini e dei gelsomini che si arrampicano sui graticci.Questo mi rassicura. Credo che la quarantena finirà un giorno e tutto andrà bene (Edoardo).


Di seguito la terza parte:

Non vedo l’ora di uscire di casa per vedere i miei amici, di fare una passeggiata, di vedere i miei nonni: mi manca semplicemente la mia vita quotidiana (Flavio).

Il mio olfatto adesso non percepisce più l’odore proveniente dalle cucine dei ristoranti ma solo l’odore dell’aria pura e priva di smog; l’unica cosa che riesco a percepire è il rumore in lontananza di tram, autobus e autoambulanze… Anche i gabbiani sono diminuiti da quando i ristoranti hanno chiuso: spesso la mattina mi svegliavano con il loro garrito tra le buste lasciate dai ristoratori (Giacomo).

Secondo me tutto questo ci cambierà in meglio e le persone capiranno di più il semplice gesto di un abbraccio (Giulia).

Per fortuna, quando tutto questo finirà, non sentirò più tante sirene di ambulanze nel mio quartiere né elicotteri che lo sorvolano per controllare che nessuno esca di casa (Valerio).

La normalità è scomparsa:andare a fare la spesa o andare la mattina al bar per fare colazione… niente di tutto questo ora è possibile a causa di un virus che ci ha cambiato la vita (Lucrezia).


Di seguito la quarta parte

Ieri sera sono uscita in balcone anche se c’era freddo. Ho spento le luci del piano di sotto di casa mia ed ho acceso la luce della torcia del mio telefono, c’erano ragazzi che salutavano le altre palazzine, gente che si emozionava… persone che auguravano la buonanotte (Ginevra).

Ciò che provo adesso è una sensazione di sconfitta, come se il virus avesse avuto il sopravvento sull’umanità. Mi rallegra solo il pensiero di ciò che vivrò il primo giorno successivo alla fine della quarantena. Potrò riabbracciare i miei amici e tornare a provare quella sensazione di libertà che mi è stata tolta (Edoardo).

Quando guardo fuori penso a come sarà quando tutto finisce: sarà pieno di gente felice e di bambini che giocano al parco (Cesare).

Però c’è un lato positivo in tutto questo. Ieri ho letto una notizia che diceva che, con la chiusura delle fabbriche e delle aziende e con le auto ferme, si sta stringendo il buco dell’ozono e l’inquinamento sta diminuendo tantissimo; questa, secondo me, è una notizia fantastica! (Giacomo).

Questa esperienza ci sta facendo capire quanto sia importante il contatto con le persone e andare a scuola (Gabriele).

Da un lato noi ragazzi siamo fortunati perché la tecnologia ci aiuta molto. Possiamo parlare, giocare,studiare a distanza e vederci in quante persone vogliamo…qualche anno fa la mia vita in quarantena sarebbe stata molto diversa…in completa solitudine e lontano dai miei amici (Tiziano).

Fino a pochi giorni fa le strade del mio quartiere erano più trafficate e per tutto il quartiere c’erano tanti gruppi di ragazzi di tutte le età che si divertivano in giro per il quartiere con la bici o con lo skate. Io ero tra quei ragazzi che andava in giro per il quartiere con la bici insieme ai miei senza sapere che, di lì a pochi giorni, sarebbe stato proclamato il decreto che ci avrebbe impedito di uscire per dei mesi (Giulio).


Quinta parte:

Descrizione:

Prima la strada sotto casa mia era molto rumorosa e piena di traffico. Ora quasi rimpiango quel fastidioso rumore e quell’odore di caffè di prima mattina che proveniva dal bardi fronte (Caterina).

Adesso ci sono altri rumori a cui prima non si faceva molto caso, come il canto degli uccellini e dei pappagalli che accompagna la mia giornata dal risveglio fino alla sera ed è come se la natura stesse cercando di guadagnare terreno sull’azione degli uomini (Edoardo).

Quello che vedo io è che la strada manca di un’aria di felicità; i senzatetto faticano senza quel poco di soldi dei passanti mentre all’improvviso i supermercati sono presi di assalto (Luca).

La giornata va avanti,fino a quando il sole, piano piano, incomincia a calare tra i palazzi e dopo poco non lo riesco più a vedere. Cala la sera: riesco a sentire la musica che arriva dalla piazza fino a quando pure quella finisce e la gente rientra dalle proprie finestre. Ed è in quel momento che mi passano mille pensieri per la mente, mille domande alla maggior parte delle quali non riesco a trovare la risposta (Eleonora).

La cosa che mi ha più colpito è stato vedere la benedizione del Papa urbi et orbi in una piazza San Pietro completamente vuota. Il Papa,durante la benedizione, ha detto che in questa situazione non dobbiamo avere paura ma avere fede in Dio che non ci lascerebbe mai in una situazione del genere (Flaminia).

Le luci dei palazzi piano piano si accendono e il mio sguardo si posa poi su quelle dei negozi che, anche se chiusi, brillano nell’immenso vuoto che avvolge la città, probabilmente destinate a colmarlo. L’immagine dei ristoranti affollati si sovrappone ad una serranda grigia e triste e mi ritornano in mente anche i ragazzi spensierati che urlavano correndo, sostituiti da un marciapiede vuoto (Marta).

I ragazzi di III A e B